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Sui metodi di ricerca astrologica. L’approccio scientifico

Aggiornamento: 12 set 2022

 

Articolo di Massimo Moras

La maggior parte del lavoro sul campo, da parte degli astrologi che si cimentano nella ricerca, è svolto in prevalenza su una base di volontariato personale privo di sussistenza o fondi specifici e spesso anche di un’adeguata conoscenza scientifica convenzionale.


Il soggetto di studio, inoltre, è di una complessità tale da dover presto scoraggiare qualunque tentativo di ottenere risposte certe e incontrovertibili, privilegiando l’analisi rispetto alla sintesi, essendo praticamente infiniti, nonché di diversa influenza intrinseca, i fattori astrologici da tenere in considerazione per un vaticinio completo di qualsivoglia natura.


L’esistenza di tale dinamismo e complessità dovrebbe dunque costituire un monito verso chi intraprenda studi semplicistici che tengano conto solamente di uno o pochi fattori isolati, senza uno sguardo attento sul loro divenire reciproco nel tempo.


L’astrologia è fondata su un paradigma organico che è meglio compreso attraverso metodi di ricerca qualitativi non sperimentali come l’ermeneutica, la fenomenologia e la teoria dei sistemi generali. Al contrario, la scienza moderna è radicata in un paradigma meccanicistico che è meglio compreso attraverso metodi di ricerca sperimentale e quantitativa che dipendono fortemente dalla statistica.


I metodi che derivano dal paradigma meccanicistico della scienza moderna sono in larga parte inappropriati alla ricerca astrologica e quindi spesso faticano a fornire supporto alle ipotesi dell’astrologia. Quando i ricercatori astrologici applicano metodi derivati ​​da un modello meccanicistico, altissima è la probabilità che si producano risultati che confermano la visione meccanicistica del mondo, una visione che però esclude l’astrologia in linea di principio.

Ciascuna epoca dell’umanità ha un’ottica delle cose che corrisponde allo stadio della mentalità collettiva che le è proprio. Gli Antichi cercarono una spiegazione nel quadro della loro visione animistica del mondo, esattamente come la spiegazione attuale – in termini di radiazione e irradiamento – rientra nella linea della nostra visione geofisica dell’universo. In verità, la nostra non farebbe altro che rimpiazzare la loro senza per questo essere più valida. Se le costellazioni furono da essi riportate a forme animali, i pianeti divennero gli “interpreti” della volontà degli dèi, o di geni benefici o malefici. Da un millennio all’altro non abbiamo fatto altro che sostituire, all’infantile presenza delle volontà divine, una visione “meccanicistica” che non legittima davvero le basi dell’astrologia. Bisogna infatti arrendersi all’evidenza che le acquisizioni astrofisiche non hanno aggiunto alcunché all’astrologia: non la riguardano. Altrimenti, perché mai i contributi di Gauquelin non avrebbero potuto essere integrati al corredo di questa nuova disciplina? Gli scienziati non si sono sbagliati, qui si tratta veramente di “un’altra cosa”, di un corpo estraneo al bilancio già inventariato che s’inserisce direttamente nell’apparato fisico del mondo“. [1]

C’è un’enorme mole di amenità pubblicate nel nostro campo, la maggior parte delle quali prende la forma di dichiarazioni semplicistiche, eccessivamente ottimistiche sul vero significato delle infinite variabili presenti in un tema astrale. Anche se tali dichiarazioni sembrano dimostrabili o testabili statisticamente, nella pratica reale vi è un’ambiguità inerente ai simboli astrologici che rende qualunque ricerca estremamente problematica. Questa ambiguità è inevitabile. Dopotutto, non stiamo parlando di entità fisiche che si comportano in modo coerente e prevedibile, ma di sottili correnti di coscienza che si mescolano e si evolvono in modi che rendono ogni tema astrale un profondo enigma.


Gli astrologi del nuovo millennio non possono più cavarsela con le dogmatiche caratteristiche tipiche dei testi astrologici tradizionali. Un’astrologia postmoderna riconosce che l’oroscopo simboleggia un’entità complessa e in evoluzione il cui comportamento è fondamentalmente indeterminato. Di conseguenza, le interpretazioni astrologiche dovrebbero necessariamente essere descrizioni approssimative che si avvicinano alla verità per gradi.


L’approccio scientifico

L’approccio scientifico definito dal metodo sperimentale non è in grado di catturare la natura complessa e sfuggente dell’astrologia. Il metodo sperimentale deriva da un metodo ampiamente obsoleto, da una visione semplificata dell’Universo che non ammette altre cause se non quelle materiali. Ogni progetto di sperimentazione è implicitamente basato su un modello di causalità materiale che è in ultima analisi incompatibile con l’astrologia. Tuttavia, l’adeguatezza di tale approccio viene sempre più attaccata dai filosofi della scienza che la considerano particolarmente inappropriata alle scienze umane, di cui l’astrologia può essere considerata un settore in qualche modo affine.


Scienziati e astrologi sono in conflitto non perché questi ultimi non si preoccupano dell’accuratezza del loro sistema, ma perché tale accuratezza non può essere dimostrata con metodi che lo semplificano e distorcono. Una via d’uscita dal dilemma potrebbe essere l’applicazione di un metodo che lasci meno spazio all’interpretazione soggettiva, introducendo procedimenti più rigorosi e verificabili, tali da riuscire a strappare in qualche misura l’astrologia dall’alveo della mera superstizione per avvicinarla a quello più moderno della ricerca scientifica.

Mentre molti seguaci dell’astrologia si trovano a corto di ricerca scientifica e specialmente di statistiche, la cosmobiologia cerca di usare ogni tipo di ricerca e di metodologia che possa accrescere le sue conoscenze e aiutarla a fornire risultati più accurati. […] Perciò, come nell’antichità appariva difficile qualsiasi branca di conoscenza che non facesse capo all’astrologia di quell’epoca, così in futuro la cosmobiologia, pur senza mescolarsi alle filosofie e alle ideologie correnti, può diventare di un incalcolabile aiuto per la scienza concepita come un tutto”.[2]

Lo studioso tedesco Reinhold Ebertin – noto per avere cercato di ‘svecchiare’ l’astrologia tradizionale rimuovendone imprecisioni e luoghi comuni – ha sviluppato con la sua cosmobiologia una tecnica interpretativa basata essenzialmente sull’uso dei midpoints, o mezzipunti, o mezze distanze tra due astri, che si distingue nettamente dalla pratica consueta di lettura dell’oroscopo, che non viene più esaminato e interpretato isolatamente, ma collegando il quadro astrale con le circostanze sia esistenziali che ambientali.



Bibliografia


2) Reinhold Ebertin, Applied Cosmobiology , American Federation of Astrologers, 2006, rif. pag. viii



 



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